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Il “mio”’triangolo della felicità

Il “mio”’triangolo della felicità

Domenica mattina il latte era finito e non ne avevamo per fare colazione. Così Francesco esce per comprarlo e gli dico quando ha già un piede fuori di casa “Prendi il Corriere?”. Ogni tanto lo compriamo, anni fa era un appuntamento fisso ma poi le cose cambiano, le abitudini si modificano e le riviste, i quotidiani, pur essendo stati una parte molto presente nella nostra vita passata son stati sempre meno presenti.
Appoggiandolo da qualche parte l’ho sentito pesante e ho visto che dentro c’era anche il settimanale (sempre sia ancora settimanale) IoDonna. Sono rimasti lì qualche giorno finché una sera ho preso la rivista e l’ho aperta. Era molto tempo che non la leggevo e sfogliando le prime pagine ho sentito tra le dita la carta ruvidina, più leggera e opaca, l’ho annusata: amo l’odore della carta stampata. Non la ricordavo così opaca e la preferisco di gran lunga a quella lucida che si usava anni fa.
Volevo gustarmelo e quindi ho iniziato a leggere subito l’editoriale di Danda Santini, la direttrice della rivista intitolato “Triangolo della felicità” (si riferisce a quel triangolo ideale sulla fronte che, contratto, diventa il triangolo della tristezza).
Nelle prime righe parla di un film e nella mia testa c’era già un “mi sa che non finisco di leggerlo” perché son sempre cose super impegnate quelle dei film che partecipano a qualche festival e non ne avrei avuto voglia. Ma procedo.
Si collega al film scrivendo che chissà perché le modelle hanno sempre espressioni serie mente sono così belle e giovani, tra tutte le altre cose, che ci si aspetterebbe avessero un’espressione quantomeno di buon umore. E poi c’è la motivazione naturalmente: “sono le case di moda che le vogliono così perché spesso associano esclusività e serietà. Imperturbabilità e allure chic. Rigore e distanza.”

E qui arriva il punto che mi ha fatto ancora una volta riflettere su quello che faccio e sul come lo voglio/vorrei e provo a fare.

La parte che mi ha spinta a scrivere queste parole, questa riflessione, è che sono anche io dell’idea che “se nella vita reale di molte di noi c’è una fonte di sicuro e immediato benessere, è proprio cambiare abito. A cuor leggero.”

Il punto di partenza in un certo modo, è proprio questo. Il mio desiderio è semplicemente quello di allungare questa sensazione il più possibile nel tempo perché vorrei davvero che ogni volta che indosserete un nostro capo vi faccia sorridere e vorrei che fosse in qualche modo una specie di porto sicuro, un abbraccio. Cerco sempre di fare capi fatti per durare e poter così vedere e accompagnare dei pezzetti delle nostre vite per più tempo possibile. Il mio desiderio è che dopo mesi nascosti nell’armadio, rivedendoli, voi provaste la stessa emozione/sensazione della prima volta che li avete visti aprendo il vostro pacchetto consegnato dal corriere. Come se dopo tempo vedeste un’amica di quelle con cui è tutto semplice e vi abbracciaste stando lì a godervi quel momento per un po’…ecco tutto.

Rilassando il triangolo delle emozioni e facendo in modo che diventi il triangolo della felicità!

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